È il 5 settembre del 1973. Le strade di Milano sono sommerse da un via vai di persone in festa che cantano, ballano, applaudono e sventolano bandiere contro il razzismo, il fascismo, la guerra e i pericolosi movimenti politici che avrebbero potuto minare la democrazia (d’altronde in Italia erano i cosiddetti Anni di Piombo).
Fra i banchetti, le bancarelle dei dolci e lo stand organizzativo della Festa dell’Unità nazionale (un festival promosso dagli allora Partito comunisai e Partito Democratico), si aggirava un piccolo gruppo di musicisti cileni: quella sera avrebbero suonato la loro musica davanti a centinaia di persone come programmato nel loro primo tour europeo.
Il complesso non sapeva che questo viaggio si sarebbe rivelato la loro salvezza poiché, di li a poco, il loro paese natale sarebbe stato invaso da un’immane e nefasta sciagura.
Questa è la storia degli Inti-Illimani.
Gli Inti-Illimani, che in dialetto Aymara (una popolazione che abita nei pressi del lago Titicaca nell’Argentina del nord) significa Sole di una montagna, erano i maggiori esponenti musicali del movimento culturale Nueva Canción Cilena improntato al recupero e alla rielaborazione del folklore latinoamericano e alla lotta politica contro le monarchie e i governi sovranisti.
Formatisi nel 1967 crebbero velocemente di fama riuscendo a diffondere la propria musica e i messaggi politici in essa contenuti in tutto il mondo.
Ben presto gli Inti-Illimani divennero in Cile il simbolo della musica socialmente impegnata grazie ai loro testi ricchi di esperienze di vita, di messaggi culturali, di pace, di accoglienza e di uguaglianza fra i popoli: si proposero come emblema dei maggiori partiti nazionali comunisti e proprio per questo motivo il loro tour europeo venne programmato in concomitanza agli eventi dei più grandi partiti politici democratici europei.
Il complesso cileno, formato da Max Berrù Carrion (percussionista e cantante), José Miguel Camus Vargas (sassofonista), Jorge Coulòn (chitarrista e frontman della band), Horacio Duran Vidal (flautista), Horacio Salinas Alvarez (chitarrista) e José Seves Sepulveda (bassista e charangista) era riuscito a coinvolgere un gran numero di sostenitori, in particolar modo in terra natia dove le tensioni fra il partito conservatore e quello cristiano-democratico erano ormai da anni evidenti.
Alla loro partenza per il tour in Europa il clima in Cile era particolarmente teso e agitato ma i componenti della band mai avrebbero pensato che proprio durante la loro assenza sarebbe avvenuto un colpo di stato. A pochi giorni dal concerto di Milano, mentre gli Inti-Illimani prendevano parte a una visita guidata all’interno della basilica di San Pietro a Roma, il generale conservatore cileno Augusto Pinochet organizzò un colpo di Stato ai danni dell’allora presidente Salvador Allende.
Era l’11 settembre 1973.
L’11 eravamo a Roma: avevamo un concerto e stavamo visitando il Vaticano, la basilica di San Pietro quando un compagno della FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) fece tutti d’un fiato gli ottocento gradini del cupolone per comunicarci che in Cile era in corso un golpe militare. Fu uno shock, impossibile da digerire. La nostra prima reazione fu di incredulità. Sapevamo che la situazione era complicata, che Allende aveva convocato un referendum per uscire dalla crisi economica. Ma non avremmo mai immaginato quello che stava per succedere.
– Jorge Coulón Larrañaga
Ma gli Inti Illimani, nell’immane disastro del regime dittatoriale che regnò in Cile a seguito del golpe, furono fortunati a trovarsi all’estero: la repressione contro gli artisti e i sostenitori di Allende fu brutale e moltissimi autori del movimento Nueva Canciòn Cilena vennero assassinati e giustiziati. Artisti come il cantautore Victor Jara o il direttore d’orchestra Jorge Peña Hen trovarono la morte nello stadio di Santiago.
Medesimo fu il destino di importanti ballerini, drammaturghi e attori che vennero imprigionati nei campi di repressione o di lavoro forzato. E così gli Inti-Illimani trascorsero ben quindici anni in esilio in Italia, precisamente dal 1973 al 1988 (anno del plebiscito popolare cileno che sancì la fine del regime di Pinochet) grazie al sostegno e alla solidarietà del popolo italiano.
Siamo stati benissimo in Italia e siamo stati accolti con un inaspettato calore dal suo popolo. Durante gli anni di esilio vivemmo il successo della nostra popolarità musicale in funzione della causa anti dittatura, lottando per il ritorno della democrazia nella nostra terra martoriata. La partecipazione alle Feste Dell’Unità divenne un appuntamento costante: ci dicevano che senza di noi non sarebbero state la stessa cosa.
– Jorge Coulón Larrañaga)
Negli anni dell’esilio gli Inti-Illimani crearono nuova musica in funzione della causa anti dittatoriale e si avvalsero di numerose collaborazioni con artisti italiani fra cui Pippo Pollina, Lucio Dalla e Daniele Silvestri. La fama del gruppo cileno crebbe a dismisura sia in Italia che nel resto del mondo a partire dal 1974, quando la band incise la cover di una canzone del 1970 di Sergio Ortega intitolata El Pueblo Unido Jamás Será Vencido: si trattava di un brano, trasformato poi in un inno dalla popolazione cilena, contro le violenze e le persecuzioni subite da parte degli uomini di potere (qualcosa di simile al nostro Bella Ciao).
Sebbene gran parte della produzione artistica del complesso sia improntata sul campo politico e sociale, il repertorio degli Inti-Illimani comprende anche canzoni che parlano di esperienza di vita privata, di amore, di rimpianto e di paure umane. Il loro stile ricalca a pieno il genere folkloristico sudamericano tipico delle Ande con delle colorazioni e contaminazioni insolite e originali. È difficile categorizzare la loro musica in un contesto specifico e per questo motivo essi sono ricordati, assieme alla cantante Violeta Parra, come i fondatori della Nueva Canción Cilena.
Negli anni della permanenza in Italia il complesso cambiò spesso formazione e nel 2005 alcuni suoi ex membri, fra cui Horacio Duran, Horacio Salinas e José Seves, fondarono gli Inti-Illimani Historico: una band gemella che tutt’oggi è in disputa giudiziaria con l’originale a causa del nome e del marchio storico.
Fra gli album più significativi della band ricordiamo: Viva Chile! (1973), Inti-Illimani 3 Canto de Pueblos Andinos (1974), Canto per un seme (1978), Imaginaciòn (1984) e Meridiano (2010).