Rabbia Contro la Macchina

26 Gennaio 2015

Rabbia, ribellione, attivismo politico: la nuova riflessione di “Music in Context” ci porta in questa direzione di impegno socio-politico nato da circostanze sociali difficili.

Uno dei tanti esempi in cui la musica è messaggio forte ed esce dal recinto estetico per proclamare ideali e spronare all’azione. Un articolo che traccia la storia di Zack De La Rocha, leader dei Rage Against the Machine, mettendone in evidenza le convinzioni e il loro importante ruolo nei suoi testi e nella sua musica.


Rabbia Contro la Macchina
di Anna Guglielmini – @AnyWilliamsLA

Quella che vi racconto in questo articolo è la storia di Zacarías Manuel De la Rocha, il cantante e, insieme a Tom Morello, fondatore del celebre gruppo rap metal Rage Against The Machine.

Zack è un rapper e cantautore di origini messicane nato e cresciuto in un’America del Nord prevalentemente abitata da bianchi e che sin da bambino ha subito le ingiustizie dovute al razzismo e alla discriminazione. È cresciuto sviluppando fortissime idee politiche di sinistra e con un obiettivo ben impresso nella mente: combattere per rendere il mondo un posto migliore.

Nato nel 1970 a Long Beach, California, da una famiglia di messicani immigrati, il contesto in cui è cresciuto gli è stato particolarmente ostile visto il colore della sua pelle e le sue origini. A soli 13 anni, dopo difficili vicissitudini familiari, Zack inizia a sentire un forte senso di isolamento e di rabbia che cresceva sempre di più in lui.

Negli anni successivi inizia a farsi strada nel mondo della musica. Cantare e a suona la chitarra negli Inside Out, con cui pubblica il suo primo lavoro, l’EP No Spiritual Surrender con Revelation Records nel 1990. Ma solo l’anno successivo, quando conosce Tom Morello e fonda i Rage Againt The Machine, riesce a dare il meglio di sé e a sfogare tutta la sua rabbia verso il capitalismo, la globalizzazione e il razzismo.

Con Tom non inizia solo una collaborazione musicale, ma anche intellettuale. Infatti il chitarrista, laureato con lode alla Harvard University nel campo delle scienze politiche e figlio di un’attivista statunitense e co-fondatrice del Parents for Rock and Rap (un’associazione contro la censura), è stato ed è ancora fonte di ispirazione per Zack.

La campagna della madre di Tom influenzò molto i testi che Zack scriveva per i Rage Against The Machine, non solo per il linguaggio (che spesso contiene parolacce) ma anche per la schiettezza e la mancanza di peli sulla lingua che caratterizzano il carattere ed il pensiero di Zack. We gotta take the power back (dobbiamo riprenderci il potere), titolo e ritornello della traccia numero 3 di Rage Against The Machine (1992, Epic Records), racconta in modo diretto (“Here’s the plan motherfuck Uncle Sam”, questo è il piano fottuto Zio Sam) di come Zack non sia d’accordo con la politica statunitense, in particolare con i repubblicani e il capitalismo.

Tutti i membri dei Rage Against The Machine sono i compositori dei loro brani, ma Zack è il principale autore dei testi. Il successo dei R.A.T.M. non è dovuto solo alla loro musica, ma anche ai testi di Zack, che hanno ispirato molte persone. “I’m a brother with a furious mind, action must be taken! We don’t need the key, we’ll break in!” (Sono un fratello con una mente furiosa, è necessario intervenire! Non abbiamo bisogno della chiave, noi irromperemo!) da Know your Enemy del cd Rage Against The Machine, è solo uno degli sfoghi schietti di Zack. I suoi testi sono arrabbiati, il suo modo di cantare è arrabbiato e lui è un messicano arrabbiatissimo che pur di esprimersi prende in mano un megafono e canta a cappella per liberare i pensieri che pervadono la sua mente. Non che  senza amplificazione se la cavi meno bene! infatti De la Rocha è un pioniere dell’attivismo per cause libertarie. È portavoce del movimento Free Mumia Abu-Jamal (nato per la liberazione di Mumia Abu-Jamal, giornalista e attivista politico condannato per l’omicidio di un poliziotto). Si fece anche carico di portare avanti la causa del padre (che era un conosciuto artista visuale, famoso soprattutto per i suoi murales che ritraevano in maggior parte agricoltori dell’era Zapatista) in supporto ai ribelli dell’EZLN in Messico. Sempre in ambito musicale, nel video di Freedom (brano tratto dal primo album dei R.A.T.M.), espone la situazione di Leonard Peltier, un nativo americano accusato dell’omicidio di due agenti dell’FBI. Queste attività lo portarono fino a testimoniare alle Nazioni Unite contro il trattamento riservato dagli Stati Uniti a Mumia Abu-Jamal.

I Rage Against the Machine si dichiarano apertamente di sinistra rivoluzionaria (ovvio è il riferimento al comunismo dato dalla stella rossa che rappresenta il loro simbolo) e criticano altamente le strategie economiche e diplomatiche del loro paese. Nel corso della loro carriera parteciparono a proteste ed altre manifestazioni di attivismo, per propugnare ed applicare le loro idee. Il gruppo vedeva la propria musica come un mezzo di impegno sociopolitico. La musica e i messaggi espressi dalla band diventano per lui così importanti, che Zack non considererà di successo un album se esso non porterà a tangibili cambiamenti dal punto di vista politico.

Il verso che meglio descrive la persona di Zack De la Rocha secondo me è “Fuck you, I won’t do what ya tell me!” (fanculo, non farò quello che mi dite!) frase che ripete svariate volte nel brano Killing in the name dei R.A.T.M., primo singolo del loro omonimo disco di debutto. Perché Zack è un uomo libero! Nonostante il contratto con la Epic Records, sussidiaria della Sony Music, e il grande successo incontrato con i R.A.T.M., non ha mai cambiato ideologia politica e non ha mai smesso di lottare per ciò in cui crede. È il caso contrario de “il successo ti ha dato alla testa”? Probabilmente sì! Infatti successivamente al distacco dai R.A.T.M. del 2000 e poi del 2011, ha continuato la sua attività per le cause libertarie. In ambito musicale da solista scrive anche un pezzo per protesta contro la guerra in Iraq dal titolo March of Death, inciso con DJ Shadow, e non smette mai di sognare un mondo migliore.