Fare scuola è qualcosa che dovrebbe andare oltre la semplice impartizione di nozioni. La scuola, di qualunque ordine e grado, è un luogo dove crescere in tutti gli aspetti che ci rendono Persona; luogo privilegiato dove essere messi davanti alle questioni che poi, là fuori nel mondo, costituiranno il nostro contesto quotidiano e di vita.
Noi di Aloud College a questo teniamo moltissimo: nelle aule dei nostri corsi di diploma si discute, si affrontano problemi, si prende ispirazione dal mondo e dalle sue problematiche per decidere i temi degli spettacoli e comporre i testi dei brani.
Quest’anno, per la prima volta, abbiamo scelto di fare scorrere attraverso vari momenti dell’anno accademico un tema portante, che riteniamo vitale: i diritti delle donne e il ruolo che esse ricoprono nel nostro settore professionale.
L’input è arrivato da Pearson, l’ente che ci accredita per i corsi di diploma professionali BTEC. Per il biennio di studi di livello universitario, l’Higher National Diploma in Music, ci sono due materie che hanno annualmente il tema imposto da loro. E dunque i nostri studenti del secondo anno devono, quest’anno, fare una ricerca e conseguente tesina sull’uguaglianza e la diversità (diversity) nell’industria musicale.
In quanto insegnante della materia, temevo che si sarebbero ribellati all’idea di un tema tanto sociale e poco artistico, ma non è stato così: fin da subito c’è stato interesse e, ora che abbiamo quasi terminato di occuparci delle questioni tecniche (metodologia di ricerca, fonti, analisi dei dati e via dicendo), prevedo che nell’approfondire l’argomento si creeranno dibattiti vivaci e costruttivi.
L’idea di Pearson è stata talmente azzeccata che, come accennavo sopra, abbiamo deciso di utilizzare la tematica scelta anche per alcuni progetti di altre classi. Ed è nata così la jam session Kind of Pink, dedicata alle pochissime musiciste jazz, per la quale gli studenti del secondo anno dell’Extended Diploma in Music si sono scervellati, alla caccia di brani composti da donne e di musiciste che, al di là delle varie famose cantanti, fossero rappresentative.
Sono poche, infatti, le donne sul Real Book (due su una cinquantina di musicisti) e sono pochissime le chitarriste, le bassiste e le batteriste. Ci siamo chiesti perché e, giorno dopo giorno, stiamo approfondendo e cercando di conoscere il panorama e la problematica sempre di più, al fine di provare a capire.
Partiamo dal dato di fatto che anche nei corsi di diploma della nostra scuola, che pratica da anni una chiara politica di pari opportunità, c’è una netta maggioranza di iscritti maschi e che fra i quasi 300 iscritti ai corsi di strumento individuali la percentuale di iscritte femmine non cantanti non è altissima (benché neanche minimale). Il corpo docente non se la cava meglio: su una quarantina di insegnanti, le donne sono circa il 25%. Ancora, con gli studenti, ci siamo chiesti: perché?
Uno studio condotto negli USA dalla Annenberg School for Communication and Journalism presso la University of Southern California sulle classifiche di fine anno di Billboard dal 2012 al 2018 rileva una percentuale di artiste donne del 21,7%, incluse le cantanti. In Italia non siamo messi meglio, anzi.
Se poi dal lato artistico passiamo a quello manageriale, i numeri si fanno ancora più miseri: sono piccolissime le percentuali di donne a capo di aziende discografiche ed editoriali, di donne produttrici (2,1%) e compositrici (12,3%) e di donne che lavorano a vario titolo in studio di registrazione (percentuali tratte sempre dallo studio sopra citato).
Da considerare anche il divario nei compensi, che esiste nel settore musicale e contro cui molte artiste e professioniste stanno iniziando a farsi sentire. Il movimento #metoo ha dato una scossa a tutto il comparto a livello internazionale, motivo per cui anche nei nostri corsi si è deciso di affrontare il tema.
Un tema che, dunque, esiste, pur nello più o meno sfavillante mondo dello spettacolo e della creatività. Un tema che finalmente sta iniziando a essere approfondito, discusso e affrontato.
Noi lo facciamo nel nostro piccolo. Anche nei prossimi mesi, con i prossimi e più consistenti progetti da realizzare, continueremo a lavorare in questo contesto e a portare i ragazzi a rifletterci, a informarsi, ad analizzare e a capire.
Perché uguaglianza e diritti sono parole importanti, tanto importanti da dover essere parte del vocabolario di ogni bambino/a che poi sarà ragazzo/a che poi sarà adulto/a. Perché è dalla scuola e dall’educazione che partono le soluzioni ai problemi di discriminazione e ingiustizia e violenza.
Sarà bello, a giugno, vedere i risultati di questo anno accademico.