Il futuro è nelle nostre mani

13 Ottobre 2014

Una delle materie che insegno nel corso Higher National Diploma (HND) in Music si occupa di contestualizzare la musica nell’ambiente sociale, definendo tutti i diversi fattori (società, politica, tecnologia, cultura…) che ne influenzano le modalità di creazione e di fruizione.

Gli studenti sono chiamati a scrivere articoli nei quali analizzano tali fattori. Da oggi ve li propongo in questa rubrica, con poche mie righe di introduzione, perché ritengo che il punto di vista di questi ragazzi possa essere stimolo per ascoltare (e fare) musica in modo più consapevole, oltre che più condiviso.

Sono letture piacevoli, ricche di informazioni e ricche di idee.  Danno il senso della passione e dell’entusiasmo che si può mettere in un mestiere – e intendo: in tutti i mestieri.
Buon divertimento!

Lucia Corona Piu


Il futuro è nelle nostre mani
di Riccardo Barbierato – @Barber91

L’avvento di internet ha dato la possibilità ad ogni persona di collegarsi con il resto del mondo standosene seduta a casa. Al di là di tutte le considerazioni etico-sociali che si possono fare sul fatto che questo sia giusto o sbagliato, dobbiamo considerare che questo ha cambiato anche il modo con cui le persone (musicisti o meno) si relazionano alla musica.

La tecnologia influenza il modo di fare e di fruire musica da più di un secolo, dopo l’invenzione del grammofono che ha permesso per la prima volta di registrare dei suoni. Andando avanti con gli anni, i musicisti hanno imparato ad utilizzare i sintetizzatori e poi i computer per creare la propria musica, affiancandoli o sostituendoli agli strumenti tradizionali. Nel frattempo, la tecnologia ha cambiato il modo in cui si registrano le canzoni e il modo in cui si ascoltano. Inizialmente solo un concerto permetteva al pubblico di ascoltare musica. L’invenzione del disco in vinile ha permesso a tutti di scegliere la musica che preferivano e ascoltarsela in casa, ovviamente assieme alla radio. Successivamente sono nate le musicassette e i walkman degli anni ’80 e la musica è stata portata per strada, poi il CD, i formati digitali con i lettori mp3 e, infine, i telefoni cellulari con lettori di musica incorporati.

Le tecniche di registrazione hanno subito grossi cambiamenti ed oggi è sufficiente un laptop per creare musica di qualità (e fare pure un sacco di soldi). Decidere se questo è positivo o meno non è banale. Inizialmente verrebbe da pensare che la musica fatta al computer non è musica perché non c’è nessuno che la suona (una cosa che ognuno di noi ha sentito dire, o ha pensato, almeno una volta). Pensando in questa maniera, però, si trascura il fatto che anche per fare musica al computer occorrono certe conoscenze musicali o almeno tecniche. Voglio dire, anche un dj che compone la propria musica dovrà almeno avere l’orecchio allenato per capire se armonia e melodia non stanno insieme. Dovrà anche perlomeno “sentire” il beat per non creare cose fuori tempo e dovrà avere capacità tecniche per creare il sound.

Certo è che per chiunque ora il processo è estremamente semplificato rispetto ad anche solo 10 anni fa. Questo aumenta il numero di musicisti (e soprattutto quello di presunti tali), ma porta anche ad una maggiore competizione e ad una necessità maggiore di distinguersi dagli altri. Alcuni produttori di musica elettronica (gente che sa cos’è la musica) si sono dati da fare per creare qualcosa di nuovo. Dan Deacon ha messo la partecipazione del pubblico in primo piano, facendo i concerti in mezzo alla gente e creando un’applicazione per smartphone che permette al pubblico di creare lo spettacolo di luci (visual) dal vivo. Il visual è sicuramente una forma d’arte che si sta mescolando molto con la musica. Molti gruppi musicali o DJ si avvalgono di immagini da abbinare ai loro suoni e giochi con la luce. Mentre in quei casi la musica accompagna la parte visuale, nel caso degli spettacoli di luci e immagini sono proprio queste immagini a servire la musica.

Unknown

Ma a cosa serve cercare di essere competitivi e di distinguersi dal mucchio?

Come si è detto, la quantità di persone che crea la propria musica è cresciuta grazie al fatto che ora è molto più facile farlo. Questo ha portato alla luce il fatto che c’è  moltissima gente capace che non ha avuto contratti con una grande casa discografica. Queste persone sarebbero rimaste nell’ombra senza internet, ma ora hanno la possibilità di esprimersi e farsi conoscere. Una conseguenza di queste possibilità è la nascita di moltissime etichette indipendenti. Infatti, la riduzione dei costi per la produzione di un disco ha permesso anche a persone con poche risorse economiche di crearsi la propria etichetta e lanciarsi sul mercato.

Molte di queste nuove etichette hanno raggiunto un buon successo e producono gruppi o musicisti che, altrimenti, sarebbero rimasti probabilmente nell’ombra. In questo modo abbiamo oggi la possibilità di conoscere molti gruppi validi, ma che a causa del genere poco “commerciale” che propongono non hanno trovato accordi con le grosse etichette discografiche.

Sebbene oramai etichette indipendenti spuntino dal nulla come i funghi, col rischio reale di ritrovarsi sommersi da proposte artistiche anche di progetti scadenti, è positivo il fatto che ognuno di noi, oggi, possa esprimersi e far conoscere potenzialmente a tutto il mondo la propria musica.

Il futuro è nelle nostre mani, abbiamo bisogno di essere creativi e sempre pronti al cambiamento. Con le possibilità di oggi possiamo davvero arrivare lontano.