La passione per un artista, sentimento spesso viscerale, diventa ancora più importante quando si fa lo sforzo di comprenderne il significato. In questo articolo Andrea ci dimostra come spesso non si tratti solo di musica, ma di condivisione di idee o anche di inclinazioni; si tratta anche, semplicemente, di comprendere gli elementi sociali che permeano le circostanze e lo sviluppo di storie a volte tragiche. Oggi vi propongo la storia tormentata di un grande artista, raccontata in modo personale e sincero da un giovane musicista che ne ha fatto un culto.
Lucia Corona Piu
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Ciò che si vede dall’altra parte
di Andrea Giorio
In questo articolo vi vorrei raccontare la storia di un artista che più di ogni altro è stato mistificato. E ho sempre creduto con fermezza che questo abbia contribuito alla sua prematura scomparsa.
Si chiamava James Douglas Morrison ed era un poeta.
Di lavoro faceva il cantante. Era il frontman dei Doors, una delle band più controverse e leggendarie della storia del rock, ed è proprio questo il punto. Il contesto è la California di fine anni ’60. Il movimento hippy è al suo apice ideologico e strutturale. E’ arrivato ad ‘intaccare’ una larga fetta di giovani americani che stanno sperimentando la ribellione al sistema, famiglia e istituzioni senza distinzione. E’ un periodo in cui imparano a conoscere nuove culture e stili di vita. Stanno facendo le loro prime esperienze con il sesso e le droghe, argomenti tabù nell’America puritana di cinquant’anni fa. I giovani stanno rompendo col passato e questo spaventa i genitori e soprattutto la politica. Trasgrediscono, e, a differenza delle generazioni precedenti, lo fanno pubblicamente.
Questo è sommariamente il contesto in cui si trova a scrivere James. Essendo lui estremamente colto, le sue poesie sono pregne di riferimenti letterari e sottigliezze stilistiche e linguistiche, ma ciò che rimane impresso nella mente di coloro che lo leggono o ascoltano sono i temi ricorrenti dei suoi testi: il sesso e la morte; mentre il primo è un argomento ormai diffusissimo tra i giovani, il secondo è quantomeno singolare se lo accostiamo all’immagine dei “figli dei fiori”.
Nel 1967 esce il primo album omonimo dei Doors. Il successo è immediato. La band viene ospitata all’Ed Sullivan Show, uno dei programmi più importanti dell’intera nazione, ma la canzone che dovrebbero cantare in diretta – Light my fire – contiene un verso “scomodo”: “Girl we couldn’t get much higher”. Un gioco di parole fra “Ragazza non potremmo andare più in alto” e “Ragazza non potremmo essere più strafatti”. Prima della performance Ed Sullivan in persona entra nei camerini e chiede di censurare il verso. James accetta al volo. Sul palco, in diretta nazionale, non cambia di una virgola l’intero testo della canzone, anzi. Nel momento in cui pronuncia la parola “higher” si avvicina alla telecamera, la guarda e sorride. Panico. I Doors non saranno mai più ospitati nei programmi della rete CBS (quella dell’Ed Sullivan). Nel frattempo James attira un sacco di giovani con il suo carisma, diventa un personaggio di spicco nonché l’icona della trasgressione (in futuro la sua morte non farà altro che alimentare questa figura). Per l’opinione pubblica è un pericolo perché è un leader, un trascinatore.
Questo episodio è contenuto anche all’interno del celebre film “The Doors” (1991), diretto da Oliver Stone, il quale ha contribuito sensibilmente ad aumentare la fama del cantante e del suo gruppo, fornendone però una visione distorta. Viene evidenziato ed esaltato solo il lato edonistico di James. Vengono messe sotto i riflettori la star e l’icona, non l’essere umano.
In realtà James era una persona molto sensibile come tutti i poeti. La fama, l’abuso di droghe e soprattutto dell’alcool, le pressioni mediatiche e gli impegni commerciali lo portarono in breve ad una forte instabilità psicologica che culminò il 1° Marzo 1969, in quello che viene chiamato ‘l’incidente di Miami’. In pratica venne accusato ed in seguito arrestato per aver esposto i propri genitali durante il concerto. Sulla questione sono state dette (e ci sarebbero da dire) un sacco di cose, le quali meriterebbero una discussione a parte. Quello che a noi interessa è il risultato. Erano gli anni del culmine della protesta contro la guerra del Vietnam, erano gli anni di Nixon. La figura di James era diventata troppo scomoda per una nazione che doveva arginare al più presto il fenomeno della controcultura giovanile. Serviva un pretesto per porvi fine. Alcune coincidenze correlate alla vicenda, come la ‘fuga’ ai Caraibi il giorno successivo al concerto, che in realtà era una vacanza programmata da tempo visto che il concerto di Miami era l’ultimo di un lungo tour, furono perfette per incastrare James. Il mandato di arresto arrivò perfino sulla scrivania di qualche funzionario della CIA. Vi ricordate quando Nixon voleva fare arrestare John Lennon appena sbarcato a New York? Sono state entrambe vere e proprie operazioni volte a creare dei nemici pubblici come capri espiatori. Negli anni sono addirittura uscite centinaia di foto e l’intera registrazione audio del concerto: niente che provi le oscenità millantate dall’FBI. In ogni caso tutti (sì, tutti) i concerti programmati vennero annullati dai vari promoter, che avevano paura di ripercussioni. James rimase colpito dalla vicenda. Sapeva di essere stato fregato. Si riprese lentamente e nel frattempo i Doors registrarono e pubblicarono altri due dischi. In seguito si trasferì a Parigi per un periodo di pausa. Come si dice: il resto è storia. La cosa peggiore della vicenda è che alla sua morte è nata la leggenda di Jim Morrison. E mentre pochi hanno imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo per le sue poesie, molti si sono fermati alla superficialità della sua figura alimentata da miti e vicende che spesso si sono rivelate false.
Era trasgressivo, aveva tantissimi difetti e, perché no, era anche stronzo. Ma c’era molto altro che tanti, ad oggi, non conoscono. Altra mistificazione. Pace in terra non ne ha avuta. Ora che è morto nemmeno. L’ultimo dei maudits.